Con Ernesto Cardenal scompare uno degli ultimi protagonisti della Teologia della Liberazione in America Latina. Nato nel 1929 a Granada (Nicaragua), in una famiglia dell’aristocrazia nicaraguense, studia Lettere a Managua e poi in Messico.

Ma è negli Stati Uniti che cambia la sua vita diventando frate trappista dopo avere conosciuto il monaco-scrittore Thomas Merton. Torna in Nicaragua dove fonda una comunità religiosa nell’isola di Solentiname, che presto diventerà il centro culturale più stimolante del piccolo paese centroamericano.

Qui nasce una scuola di pittura primitivista e soprattutto una scuola di poesia che trascende i confini del paese. Ma la comunità fu anche partecipe della lotta armata contro la Dittatura di Somoza e Cardenal stesso divenne un quadro del fronte di Liberazione sandinista dovendo fuggire all’estero.

Il 19 luglio 1979 lo ritroviamo entrando a Managua insieme ai partigiani che avevano sconfitto il tiranno aderenti al fronte sandinista, una coalizione che includeva liberali, marxisti e cattolici. Cardenal diventa ministro della Cultura del primo governo sandinista. Suo fratello Fernando, sacerdote gesuita, diventa ministro dell’educazione e ancora a un altro sacerdote, Miguel D’Escotto, venne affidato il Ministero degli Esteri.

Troppo per Papa Wojtyla, che nella sua visita al Nicaragua del 1983, quando sulla pista d’atterraggio padre Cardenal si inginocchia davanti a lui, con gesto minaccioso annuncia la sospensione a divinis dei tre sacerdoti.

Ernesto Cardenal era diventato il più importante poeta centroamericano, ma lascia un segno profondo come ministro. Lui sarà una delle guide della Crociata di alfabetizzazione lanciata da suo fratello Fernando e riconosciuta come esempio mondiale dall’UNESCO: nel paese con il più alto tasso di analfabetismo della regione, oltre il 50% degli abitanti, 500.000 persone impareranno a leggere e scrivere.

Cardenal continuò tutta la sua vita a dedicarsi agli ultimi proponendo l’arte come imprescindibile anche per chi soffre povertà e privazioni. Nel 1994, come tanti fondatori del movimento, rompe con il sandinismo ormai diventato strumento di potere personale di Daniel Ortega. Nel 2014, Papa Francesco cancella la sospensione a divinis che era stata inflitta ai tre sacerdoti nicaraguensi che furono ministri. Una riappacificazione a posteriori con la Chiesa e il recupero di un’esperienza ricchissima come quella della Teologia della Liberazione che rinnovò la Chiesa in America Latina spostandola per la prima volta in 500 anni dalla parte dei poveri.

Fede e impegno, insieme ai laici, per una causa comune superiore. L’arte al servizio del cambiamento, inteso come diritto per tutti, senza distinzioni. Questo l’insegnamento che lascia la vita di Ernesto Cardenal.

Alfredo Luís Somoza Presidente ICEI, Huffpost, 2-3-2020