Parlare di Morale a scuola non è semplice, oggi più che mai, in un contesto dove, secondo le ultime indagini nazionali i giovani mostrano grande voglia di discutere in merito a temi che riguardano etica e morale, ma poi di fatto è molto difficile riuscire ad affrontare in modo approfondito questi argomenti e le motivazioni delle diverse posizioni in merito.
Prendendo in considerazione i valori che i giovani considerano importanti nella vita, si evidenzia una certa stabilità di alcuni indicatori quali la famiglia e la scuola, che rimangono dei punti fermi; infatti nell’ultima indagine dell’Ist. Toniolo si mette in risalto come la qualità della relazione con i genitori sia una condizione di protezione in relazione ai comportamenti a rischio. La comunicazione efficace, uno stile di famiglia accogliente, ma anche dotato di un equilibrato controllo vengono considerati come un fattori utili alla  prevenzione o almeno al contenimento di certi comportamenti[1].
Il vissuto è caratterizzato da una individualizzazione del trascendente che sfocia nella costruzione di un Dio funzionale ai bisogni umani. Una delle questioni che interroga e provoca il vissuto religioso sia di adolescenti che giovani è la presenza nella storia individuale e collettiva del male, delle ingiustizie e della sofferenza.
La religione si presenta come elemento di forte differenziazione tra chi vive la fede e chi, a questo punto della propria vita, tralascia o non si occupa proprio di questo aspetto dell’esistenza. I giovani sono più sensibili ad esperienze  religiose forti; lo sviluppo della componente affettiva nella religiosità dei giovani è associata a tre attribuzioni fondamentali: senso di sicurezza, riconoscimento/accoglienza, obbedienza e accettazione acritica. La tendenza sempre più accentuata è una visione personalistica della religione: si tende a valutarne la validità in corrispondenza alle esigenze e al grado di risolvibilità di problemi personali. Prevale generalmente un atteggiamento molto soggettivo sulle questioni di morale e per quanto riguarda il confronto con la Chiesa si registra una decisa ambivalenza in cui  l’adesione alla Chiesa viene filtrata attraverso le proprie idee.
La maggioranza nega che si possa gestire il rapporto con Dio solo a livello personale, ma ritiene che si possa essere buoni cattolici anche senza aderire alle indicazioni della Chiesa in campo etico e morale. E’ comunque il soggetto che sceglie in che cosa credere e come attivare il proprio credo; per molti giovani la dottrina cattolica appare troppo rigida, fatta solo di regole e imposizioni, superata.
A scuola questi argomenti vengono trattati fondamentalmente durante l’ora di Religione Cattolica; dalle indagini nazionali risulta che i ragazzi che frequentano la  scuola secondaria di secondo grado, ritengono i temi affrontati durante questo insegnamento particolarmente significativi per la loro formazione e fra quelli che li hanno interessati di più ci sono sicuramente: Etica, Morale e i problemi esistenziali. Si nota come nella percezione degli studenti, i temi da loro giudicati più interessanti siano quelli a cui si dedica uno spazio più ampio. Questo può indicare una particolare attenzione da parte dei docenti alle richieste dei giovani, ma anche una sensibilità verso questioni importanti per la loro vita. Il rischio è quello di fermarsi all’interesse immediato e peculiare, stemperando il discorso nell’approssimazione e nell’estemporaneità.
Il problema è saper volgere l’interesse o la curiosità in momenti preziosi in cui gli studenti possano imparare a confrontare varie concezioni della vita, ad approfondire il fatto cristiano cattolico e tutto l’universo valoriale che lo accompagna.
Questi riferimenti offrono l’occasione per chiedersi quanto e come nelle Indicazioni Nazionali ci siano delle connessioni a questi temi e se ha senso proporre percorsi educativi su argomenti di morale a scuola ed  eventualmente come proporli.
Nelle Indicazioni Nazionali per l’IRC l’etica e la morale sono declinate nell’area di significato antropologico – esistenziale che è l’area delle domande esistenziali e si sviluppa in due parti una esistenziale e l’altra di natura  più puramente etica. Questo percorso si snoda lungo tutto  il quinquennio, con alcune differenze far biennio e triennio e secondo le diverse tipologie di scuola. La ricerca sulle domande di senso è più accentuata nel biennio mentre la questione più specificamente morale si esplicita  nel triennio e in particolare nell’ultimo anno.
Una lunga esperienza scolastica  mi permette di dire che alcuni obiettivi fondamentali riguardo alla presentazione di UDA su questi temi nella scuola secondaria di secondo grado sono sicuramente: “Evitare le polemiche” perché impostare il lavoro a partire dalle esperienze dei giovani può innescare  meccanismi di discussione in cui si creano contrapposizioni, senza avviare un vero processo di scoperta e approfondimento, affinché si possa poi arrivare all’analisi critica e  motivata.  Sicuramente è importante partire dal piano antropologico: con l’aiuto delle scienze umane si possono porre le basi per discutere dell’umano su diversi livelli e quindi approfondire sempre di più la questione.
Può sembrare particolare, ma la proposta per coniugare la base antropologica, con un linguaggio che emoziona e induce a ragionare su un argomento in termini di analisi progressiva e aprirsi all’approfondimento è, a mio avviso, l’arte. Questo approccio offre la possibilità di accostarsi ad un tema complesso come la morale attraverso l’osservazione di una narrazione visiva, cercando di comprendere quale sia l’interpretazione che l’artista ne ha dato e il messaggio che trasmette.
L’arte ci permette di avvicinarci alle emozioni, di rappresentare le domande profonde dell’esistenza, disponendo le persone ad attivare uno sguardo più attento e un ascolto più attivo.
Un percorso può essere quello di presentare il Discorso della Montagna di Mt 5, 1-3 che si può definire il testo di indirizzo che Gesù dà ai suoi discepoli perché cambino la loro vita e la riorientino alla luce delle Beatitudini. Prendiamo in esame due immagini molto diverse anche per il periodo in cui sono state dipinte e per lo scopo per cui sono state dipinte: Beato Angelico 1440 circa e Beati  i puri di cuore di Paul Gauguin del 1892.
Beato Angelico nell’affresco della cella n° 32 del Convento di S. Marco a Firenze  rappresenta Gesù seduto sul monte, luogo della manifestazione di Dio, sulla nuda roccia; roccia sulla quale poi si fonderà la comunità cristiana: la Chiesa. I suoi sono più in basso tutti intorno a lui, assorti, quasi a contemplare il mistero, seduti intorno al Maestro, con lo sguardo verso Gesù che parla. Lui ha in mano un rotolo e la mano destra alzata con l’indice verso l’alto; questo indica il fatto che il Vangelo  è parola di Dio incarnata in Gesù. Non tutti però riescono a comprendere il significato  di quelle parole, infatti alcune espressioni dei volti dei discepoli sono di perplessità: quello delle Beatitudini è un discorso duro e nello stesso tempo chiaro e semplice, ma difficile da vivere.
Completamente diverso per impostazione e per la declinazione del messaggio è l’opera di Gaugin.
Nella collezione di arte contemporanea dei Musei Vaticani si trova un particolarissimo rilievo in legno policromo che il pittore francese Paul Gauguin dipinse nel 1892 intitolato: “Beati i puri di cuore”. L’opera tutta giocata sui toni del marrone e del nero, a prima vista sembra esprimere una realtà cupa, pesante: quella che rappresenta i “puri di cuore”. Sulla sinistra si vede il crocifisso e alcune figure abbozzate, tutte dipinte di nero; fanno pensare a coloro che si avvicinano alle beatitudini  annunciate da Gesù, ma che non ne comprendono pienamente il senso e se ne allontanano.
Il dipinto è diviso quasi a metà, nella parte destra un affollarsi indistinto di figure  con un  crocifisso sono rivolte verso Gesù, sono forse coloro che hanno compreso la forza dirompente della sequela Christi, di quell’essere “puri di cuore” che implica prendere la propria croce e portarla senza rancore, odio, invidia o recriminazione.
Come dice il cardinal Ravasi, “beato” è chi riesce ad alzare lo sguardo a tal punto da intravedere l’infinito, intuendo che questo è il percorso che porta al regno dei cieli.
Quello delle Beatitudini è un messaggio scomodo, difficile da comprendere fino in fondo, ma è la proposta profondamente umanizzante rivolta da Gesù anche alle persone di oggi.
 
Bibliografia
ANTONELLI E. ZUFFETTI Z., Beato Angelico maestro di contemplazione, Ancora, 2002.
RAVASI G., Le Beatitudini, Oscar Mondadori, Milano 2016.
 
Sitografia
www.miur.gov.it
www.monasterodibose.it
www.rapportogiovani.it
www.vatican.va
 
Beato Angelico, Beatitudini, Cella n° 32
Convento di S. Marco, Firenze.
Paul Gaugin, Beati i puri di cuore,
1892, Musei Vaticani
 
[1] Cfr. Famiglia, dominio morale, comportamenti a rischio dei giovani, in www.rapportogiovani.it