La parola “pappagallo” significa cose totalmente diverse a seconda dei contesti. Se visitiamo uno zoo può indicare un volatile ma, invece, una chiave inglese se siamo in un’officina. Così, quando si parla di genere, anche nella Chiesa romana ci si riferisce ad ambiti e intenzioni completamente differenti.
E da questo senso poliforme possono nascere interpretazioni inconciliabili.
Ci sono molti significati della parola “genere”, ma due, in particolare, hanno significati opposti.
Il primo le viene assegnato da coloro che si oppongono frontalmente ad una «ideologia del Gender» (sempre usando l’inglese, quasi ad aumentare la paura e la confusione dei più sprovveduti su questi argomenti) che, essi sostengono, nega la differenza tra maschi e femmine. Spiace che anche papa Francesco abbia alimentato tale confusione quando, tornando il 2 ottobre da Baku a Roma, ha polemizzato, senza fare le opportune distinzioni, contro le «colonizzazioni ideologiche» dei libri di scuola ove «si insegna la teoria del gender».
Il secondo significato, invece, è quello che le viene regolarmente attribuito negli ambienti accademici e nella documentazione internazionale, compresa quella della Santa Sede: e, cioè, la riflessione approfondita sul senso e il destino della propria identità in quanto uomo o donna, e su cosa vuol dire questo in rapporto all’altro sesso, ai figli, al mondo, alla società e a se stessi/e: essa punta a salvaguardare le differenze, smascherando i meccanismi di potere tesi a costruire discriminazioni su di esse.
Questi due diversi modi di intendere il “genere” si ritrovano presenti anche nel magistero papale che, se da una parte continua a condannare ogni ideologia e quindi anche la «ideologia del Gender», dall’altra ha parole inequivoche sull’assodata accettazione della distinzione tra sex e gender che sono categorie introdotte dagli studi di genere per comprendere meglio il mistero della persona umana.
Così, nell’esortazione apostolica post-sinodale Amoris laetitia (19 marzo 2016) troviamo due distinti riferimenti al concetto di genere, e due modi di intenderlo: uno da negare, l’altro da accettare. Al n.56 del testo ci sono ferme parole di disapprovazione della «ideologia del Gender» (in realtà, dopo le tante critiche fatte da studiosi alle affermazioni su una «teoria del genere», diventa più sfumata anche la fraseologia ad essa riferita), in quanto «nega la differenza e la reciprocità naturale di uomo e donna. Essa prospetta una società senza differenze di sesso, e svuota la base antropologica della famiglia…
L’identità umana viene consegnata ad un’opzione individualistica, mutevole nel tempo». Poi rileva: «Non si deve ignorare che sesso biologico (sex) e ruolo socialeculturale del sesso (gender), si possono distinguere, ma non separare»; Ma più avanti precisa: «Non si può nemmeno ignorare che nella configurazione del proprio modo di essere, femminile o maschile, non confluiscono solamente fattori biologici o genetici, ma anche molteplici elementi relativi al temperamento, alla storia familiare, alla cultura, alle esperienze vissute, alla formazione ricevuta, alle influenze di amici, familiari e persone ammirate… È vero che non possiamo separare ciò che è maschile e femminile dall’opera creata da Dio, che è anteriore a tutte le nostre decisioni ed esperienze e dove ci sono elementi biologici che è impossibile ignorare.
Però è anche vero che il maschile e il femminile non sono qualcosa di rigido» (n. 286).
In tale quadro – stante la campagna talebana contro la «ideologia del Gender» che fa di ogni erba un fascio – chi, anche nella Chiesa cattolica, si ostina a utilizzare le necessarie distinzioni terminologiche maschio/ femmina, uomo/donna, maschile/ femminile, maschilità/femminilità, rischia di essere frainteso/a.
Malgrado ciò, ritengo che si debba sostenere l’importanza degli studi di genere, e continuarli con fiduciosa pazienza e tenacia: ne va della libertà e dello sviluppo umano integrale di ogni persona, che è un valore profondamente connesso al messaggio di liberazione evangelico.
Gender: papa e mondo cattolico si dividono, di Selene Zorzi, in “confronti” – mensile di religioni politica e società – del novembre 2016