Con una lucida diagnosi dell’esperienza formativa più importante della nostra vita, Giacomo Stella individua le ragioni che hanno reso la scuola un contenitore del crescente disagio di allievi, insegnanti, famiglie.
La scuola non funziona. Bisogna trasformarla. Cominciando a eliminare il voto come unità di misura delle competenze, a cambiare il modo in cui si insegna e si impara, a trovare un uso adeguato delle tecnologie digitali, a saper gestire i deficit di apprendimento…
Stella ha una proposta precisa: trasformare la classe in una comunità di discussione e di confronto in cui il docente non è più un oracolo che fornisce risposte o soluzioni, ma indirizza gli allievi alla ricerca individuale e collettiva del sapere.
È una scelta che richiede misure coraggiose ed efficaci: niente più compiti a casa, un sistema di valutazione che cancelli la paura di sbagliare, sollecitare gli studenti al lavoro in gruppo, liberarli dalla tirannia del look alla moda, diffondere un modello di conoscenza con l’aiuto dell’informatica. Eliminiamo la cattedra come monumento immobile davanti allo schieramento dei banchi e diamo a bambini e ragazzi gli strumenti per ragionare e affrontare il mondo che li aspetta.
 
Descrizione
Titolo: “Tutta un’altra scuola! Quella di oggi ha i giorni contati”
Autore:  Giacomo Stella
Editrice: Giunti
Collana: Saggi interventi
Data di pubblicazione: febbraio 2016
Dimensione: 14×21.5cm
Prezzo, 10,00 Euro
ISBN – EAN: 9788809823815
 
 
«La rete è memoria adesso la scuola insegni a ragionare»
Il parere di Giacomo Stella

Da un lato, una riforma che guarda alla tecnologia come punto chiave dell’innovazione didattica. Dall’altro, una buona dose di diffidenza “pratica” da parte di molti docenti e un uso poco meditato da parte degli studenti. Sarà internet a rivoluzionare la scuola? A rispondere è il docente universitario Giacomo Stella, autore di “Tutta un’altra scuola! Quella di oggi ha i giorni contati” (Giunti).
Andrà proprio così?
«Oggi l’accesso alle conoscenze è mutato. Attraverso Google e Wikipedia, secoli di notizie sono istantaneamente a disposizione. La scuola non deve più occuparsi di trasmettere informazioni ma deve aiutare i ragazzi a organizzarle e trasformarle in conoscenza. La nostra scuola, però, è basata su nozionismo e principio di prestazione. Gli insegnanti fanno imparare a memoria liste di verbi, non insegnano a ragionare».
Molti docenti però temono che il pc limiti le capacità dei ragazzi …
«Alcuni ritengono che l’uso del computer danneggi l’apprendimento, ma se è vero è perché i docenti non sanno proporre un uso intelligente del mezzo. Il modo con cui si raccolgono conoscenze con Google è disordinato, è vero, si chiama conoscenza irrelata. Questo tipo di conoscenza, più vasta, deve essere trasformata in conoscenza correlata. Lasciare il pc fuori dall’aula significa alimentare una situazione schizofrenica: forse si possono costringere i ragazzi a tenere lo smartphone spento a scuola, ma lo accenderanno appena arrivati a casa. L’introduzione del web equivale alla rivoluzione apportata dalla stampa».
Ad oggi, però, per tanti studenti l’uso di pc e rete si limita al copia-incolla: come si può evitare?
«Il problema è che non è ancora stata fatta una sufficiente riflessione sull’uso della tecnologia nell’apprendimento. Faccio un esempio banale. Tutti quanti a scuola siamo stati criticati perché le ripetizioni nei testi. Ecco, con il pc, basta cliccare con il tasto destro per conoscere i sinonimi di una parola. Per uno studente è un importante lavoro di sviluppo lessicale. Se conosci la natura dello strumento, puoi migliorarti. E di esempi se ne potrebbero fare tanti. Il copia-incolla è un disastro se accetti passivamente la cosa, ma si può valorizzare come possibilità di rivedere continuamente uno scritto».
Se l’informatica può essere la chiave di volta, perché molti docenti fanno resistenza?
«L’unica risposta possibile, secondo me, è che la stragrande maggioranza di docenti e dirigenti non conosca l’informatica. E credo che lo stesso si possa dire di tanti pedagogisti. Anche Platone di fronte alla lettura disse che avrebbe fatto scomparire la memoria. Ora si dice che il pc farà scomparire le abilità del singolo. Non è vero, le trasformerà».
Cosa si deve fare, allora, perché la scuola evolva?
«È necessario procedere alla formazione dei docenti. Gli insegnanti, fuori dall’istituto, usano la tecnologia, perché negarla ai ragazzi? Internet è un’immensa estensione della memoria».
di Valeria Arnaldi, Messaggero, 22/02/2016
 
 
Studio e web, così naufraga la generazione Wikipedia
di Valeria Arnaldi

In principio erano libri da consultare, volume su volume, e il risultato dipendeva da capacità e tempo, ma anche dai titoli a disposizione, tra librerie e biblioteche. Poi, arrivarono i volumetti “Ricerche”, a tema, per aiutare nella selezione di informazioni e immagini. Oggi, a guidare giovani e giovanissimi nei compiti è internet. Attenzione, spesso la “guida” si riduce in un copia-incolla di pagine, dagli approfondimenti di Wikipedia ai forum. Così, lo studio prende il tempo di un click o poco più, e, secondo gli esperti, la capacità di analisi non si coltiva e neppure la memoria. Ma soprattutto non si studiano le fonti.
LE INFORMAZIONI
Nella maggior parte dei casi, per fare prima ed essere “sicuri” di fare bene, i ragazzi si affidano a sintesi già elaborate, senza controllare le informazioni. A lanciare l’allarme sono stati prima i genitori. Lo Scottish Parent Teacher Council, nel 2008, puntò l’indice contro la rete e, in particolare, la web-enciclopedia, come causa dell’aumento di bocciature tra gli studenti scozzesi. Colpa, dicevano, di informazioni non corrette presenti sulle pagine virtuali. Poi, è stato il turno degli arr, autore di “The Shallows – What the Internet is doing to our brains”, per cui l’uso di Google ci renderà più superficiali, incapaci di concentrarci a lungo e di valutare le nozioni. Era il 2010.
LA CONNESSIONE
Nel 2015, Mauro Masi ha pubblicato “Internet ci rende più stupidi?”, invitando a un uso più attento della rete. Pure in termini di copyright. E se prima la “minaccia” veniva dal pc, oggi corre – molto velocemente – sugli smartphone. Protagonisti, i nativi digitali. I dati sono chiari. Secondo le rilevazioni dell’Istituto Demopolis, l’84% degli italiani tra 15 e 24 anni ha un cellulare di ultima generazione. I giovani risultano connessi più di 15 ore al giorno. Il 51% dei cellulari viene usato per navigare sui social e informarsi. Negli ultimi anni, da quanto emerge dallo studio Net Children Go Mobile, l’uso del web a fini di studio è triplicato, arrivando al 34%. Nel caso dei ragazzi dai 13 ai 16 anni, si sale al 43%.
Fondamentale è proprio il ruolo dello smartphone: in quattro anni, dal 2010, l’accesso a internet dalla propria stanza, grazie al cellulare è passato dal 4% al 38%. L’87% dei minorenni, stima la Polizia postale e della comunicazione, naviga on line tramite il cellulare e il 62% senza controllo di adulti.
I NATIVI DIGITALI E LA RETE
Secondo la relazione annuale al Parlamento del Garante per l’Infanzia e l’adolescenza: nel 2014, il 68,3% dei giovani tra 6 e 17 anni in Italia ha usato internet, ossia il 44,4% dei bimbi tra 6 e 10 anni, il 78% della fascia 11-13 anni e addirittura il 90,4% dei 14-17 anni. Perlopiù, usano social, chat e forum, scambiano mail, promuovono propri lavori, tra scritti, foto e video. Nel mezzo, lo studio. Il 66,8% degli alunni italiani, dice l’Ocse, usa il pc in orario scolastico, contro la media del 72%. Il 28,8% utilizza internet per fare i compiti a scuola, il 49,1% a casa.
Il problema, dunque, non sarebbe la rete ma il suo impiego. I nativi digitali, per ECDL, non sanno usare il web: il 42% dei ragazzi tra 15 e19 anni ignora cosa rischia con reti Wi-Fi aperte, il 50% non controlla le autorizzazioni chieste per installare App.
L’UNIVERSITÀ
L’84% pensa di conoscere bene il web ma il 49% “cade” alla prova pratica. La scuola non li aiuta. Il 60% degli istituti, per Cse Italia, avrebbe una dotazione informatica obsoleta. Nascono così campagne e progetti ad hoc, da “Le avventure di Supertab”, ideato da Cse per “digitalizzare i nativi digitali”, al PP&S del Miur per innovare i percorsi didattici con l’informatica. La strada, però, non è semplice e passa per la necessaria digitalizzazione dei docenti.
IL COPIA-INCOLLA
Secondo una ricerca Compilatio, appena un terzo degli studenti italiani, tra liceo e università, è sensibilizzato ai rischi del copia-incolla. Agli ultimi esami di maturità, per Skuola.net, il 14% – uno su sette – ha copiato usando lo smartphone. “Maturi” a suon di click.
Il Messaggero, 22/02/2016