Italiani sempre più longevi e affezionati alle vecchie abitudini, dall’andare in ufficio con l’auto al rientro a casa per il pranzo. Ancora alle prese con una giustizia ingolfata e con un mercato del lavoro, dove riappare il segno più, ma restano le criticità: l’occupazione resta lontana dai livelli della media europea e le barriere all’entrata spesso scoraggiano, con la “zona grigia dell’inattività” in espansione. Avere un titolo di studio alto ripaga ma la fiducia nel sistema universitario sembra vacillare, visto il calo delle matricole. E’ questo il profilo del Paese, così come immortalato dalla fotografia dell’Istat, che come ogni anno tira le fila delle mille statistiche prodotte durante i dodici mesi. Il classico Annuario dell’Istituto, quasi 800 pagine, fa il punto su tutti i diversi aspetti, dall’economia all’ambiente, dalla popolazione all’istruzione.
 
Ecco i principali risultati.
 
– ZONA GRIGIA LAVORO, 3,6 MILIONI AI MARGINI. Nel 2014 in Italia il tasso di occupazione è aumentato di 0,2 punti percentuali, ma si tratta ancora di un “valore ampiamente al di sotto del dato medio dell’Ue”. Fanno peggio solo Croazia e Grecia. Al contrario, se si guarda alla pressione fiscale, siamo ai massimi in Ue (43,4% nel 2014 contro una media del 40%). Tornando al lavoro, i miglioramenti riguardano i più anziani, ancora sul posto a causa della riforma delle pensioni, mentre i giovani soffrono. Soprattutto c’è quella che lo stesso Istat definisce una “zona grigia dell’inattività”, dove ricadono più di 3,6 milioni di persone. In termini statistici si parla di individui che pur essendo disponibili a lavorare non cercano attivamente un impiego.
 
– UNIVERSITÀ, CALA NUMERO ISCRIZIONI. Più il titolo di studio è alto e maggiore sarà la probabilità di trovare un impiego: l’occupazione passa dal 28% di chi ha solo le elementare al 75,5% dei laureati. Ma molti, una volta presa la maturità, si fermano. Cala, infatti, la quota di diplomati che proseguono gli studi accademici: decide di continuare meno della metà (49,7%).
 
– ITALIANI PIU’ LONGEVI, AUMENTANO DIVORZI. Vivono in Italia oltre 60 milioni di persone e 5 milioni sono stranieri. Di certo aumentano i capelli grigi: la speranza di vita sale più per gli uomini (da 79,8 a 80,2 anni) che per le donne (da 84,6 a 84,9). Intanto aumentano i matrimoni in frantumi e le coppie che si sono lasciate, nel 2013, sono state 161.610, pari al 6,3% in più rispetto al 2012. Dopo la grande fuga dalla città, registrata nei primi anni del 2000, l’Istat rileva un ritorno nelle ‘big city’ (da sottolineare la riduzione nel numero dei Comuni grazie agli accorpamenti, si è tornati ai livelli di 40 anni fa).
 
– CASA È DI PROPRIETÀ MA UNA FAMIGLIA SU 5 HA MUTUO. Il 71,2% delle famiglie è proprietaria dell’abitazione in cui vive, tra queste hanno un mutuo il 19,3%, quindi quasi una su cinque. Anche se la quota dei possessori scende leggermente (2014 su 2013) resta alta, almeno a confronto con il resto dell’Europa. Ecco che risulta in affitto solo il 18,7%, ma si tratta di una percentuale che varia sul territorio: nel Nord Ovest è doppia rispetto alle Isole.
 
– 4,5 MILIONI CAUSE PENDENTI, BOOM FURTI IN CASA. Il carico dell’arretrato nel settore civile, pur registrando un calo del 3,3%, costituisce un vero e proprio ‘tappo’ con 4 milioni e mezzo di cause da smaltire, e nel settore penale le cose non vanno meglio con l’aumento dei reati che più destano allarme sociale, come i furti in casa, o il sovraffollamento delle carceri, una piaga non ancora superata.
 
– PIÙ DI 7 ITALIANI SU 10 PRANZANO A CASA. Il pasto veloce consumato fuori casa sembra ancora non prendere piede in Italia. Secondo l’Istat nel 2015 il pranzo costituisce ancora il pasto principale nella gran parte dei casi (67,2% della popolazione), e molto spesso (73,4%) è consumato tra le mura domestiche. Si fa sempre più largo l’abitudine a fare una colazione adeguata, non limitandosi alla tazzina di caffè. Ma l’italiano tipo non è ancora un salutista doc: solo uno su tre fa sport.
 
– SI FERMA CADUTA LETTORI E AUMENTANO VISITE NEI MUSEI. La cultura torna di moda, tanto che nel 2014 il numero di ingessi negli istituti museali italiani è aumentato del 6,7% rispetto all’anno precedente, raggiungendo quasi 41 milioni di presenze. Soprattutto, nel 2015 si ferma la discesa dei lettori sia di giornali che di libri. Dopo anni di trend decrescente, spiega l’Istat, quest’anno è risultata stabile la percentuale dei lettori di giornali, anche se l’attività riguarda comunque meno della metà della popolazione (47,1%). Lo stesso vale per i libri, dove la quota si ferma un pochino sotto (42%).
 
http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2015/12/29/dal-lavoro-alla-giustizia-listat-fotografa-litalia_db76b5e4-feca-4b88-8ca2-d2f671c6acf1.html