1. Introduzione

 
Tra il luglio e l’agosto 2013 i ricercatori del Boston Medical Center, in un’indagine condotta attraverso l’osservazione sul campo in 15 diversi fast food, hanno rilevato che molti padri e madri prestano durante i pasti più attenzione a cellulari e tablet che ai loro figli.[1] Ormai è divenuto d’uso comune che molti genitori, a tavola, siano indaffarati con il loro smartphone a leggere email, inviare sms, giocare, ecc. Nonostante ciò i ricercatori ritengono che l’uso di dispositivi come smartphone e tablet può avere anche un impatto positivo nei rapporti familiari, nel favorire giochi in comune tra adulti e bambini, o nel promuovere l’accesso a materiale didattico.
Abbiamo solo citato un esempio di come i dispositivi mobili possono influenzare le interazioni quotidiane e i rapporti educativi. È su questa doppia faccia della tecnologia mobile che vogliamo riflettere. Essa può facilitare, ma anche compromettere le relazioni educative, faccia a faccia, fondamentali per lo sviluppo emotivo, cognitivo e linguistico dei bambini.
Questo intervento segue quello di carattere più generale apparso nel precedente numero che ha tracciato alcune essenziali coordinate culturali e sociali delle ICT.
Intendiamo ora puntare l’obiettivo sul rapporto ICT – educazione con l’intento di porre alcuni interrogativi che possano sollecitare la profonda revisione di cui ha bisogno il nostro sistema educativo.
 

2. Digital life ed educazione

 
Possiamo oggi parlare di digital life perché l’esperienza di noi stessi, degli altri e del mondo in seguito alla pervasiva diffusione delle TIC è stata completamente rivoluzionata. La possibilità ininterrotta di connessione alla rete, consentita dai dispositivi digitali ha prodotto un rapido e profondo cambiamento della vita e degli stili educativi. Computer, smartphone e tablet, rispondono senza soluzione di continuità alle nostre domande e risolvono i nostri problemi trasformandosi in fedeli compagni e sapienti maestri.
Il cambiamento è stato condizionato fondamentalmente da tre leve: l’ampliamento della conoscenza attraverso una possibilità illimitata di ricerca, l’ottimizzazione della organizzazione della vita quotidiana, la penetrazione sempre più pervasiva tra i giovani per un uso ludico e relazionale. Ormai la ricerca su internet ha sostituito quella sulle fonti cartacee: dallo stradario, all’elenco del telefono, alla ricerca bibliografia, alle news, all’enciclopedia, chiunque si rivolge ad internet perché è più comodo e arriva prima. Le operazioni bancarie, le pratiche burocratiche, la prenotazione di una visita medica, l’informazione e l’acquisto di un prodotto, ecc. effettuati attraverso internet ci consentono risparmio di tempo, di file, di dubbi e insicurezza. La dimensione ludico–relazionale che in internet è esplosa attraverso la diffusione dei social networks appare ormai irrinunciabile per le nuove generazioni.
I giovani sono i primi attori della digital life: reperire musica, scaricare film, trovare lavoro, partecipare alla vita civile e politica, ricercare informazioni su aziende, prodotti e servizi attraverso internet, è divenuto per loro irrinunciabile[2]. Ma non solo ai giovani le nuove tecnologie digitali hanno cambiato la vita. Possiamo affermare che, dai 3 agli 80 anni e oltre, la dimensione relazionale ed educativa si è trasformata per tutti.
 
2.1. Digital life e lifelong learning
 
Ormai è un dato acquisito che l’educazione è una dimensione che ci accompagna lungo tutto l’arco della vita. L’impatto delle tecnologie digitali incide dunque su tutte le fasce d’età, non solo sui nativi digitali. Per quantificare la percezione del cambiamento nei diversi stadi della vita circoscriviamo l’osservazione al 2013 in Italia e ad alcuni campi in cui si possono riscontrare i maggiori effetti sulla dimensione educativa: l’informazione, lo studio, le possibilità di acquisto, l’organizzazione del tempo libero, le relazioni interpersonali, la partecipazione alla vita civile e politica (fonte: indagine Censis 2013). Prendiamo in considerazione quattro fasce d’età: i giovani (14-29 anni), gli adulti (30-44 anni), i maturi (45-64 anni), gli anziani (65-80 anni).
 
2.1.1. Il cambiamento nell’informazione
 
Internet nasce come un infinito data base e viene ancora percepito come un’immensa enciclopedia dove è possibile attingere nozioni e informazioni su qualsiasi argomento. Infatti l’attività di ricerca di informazioni è quella più frequente (68% utenti internet; 43,2 della popolazione complessiva). In particolare, questa funzione la valorizzano la fascia degli adulti 30-44enni (63,4%) e i soggetti più istruiti (63,8%).[3] Un’abitudine generalizzata, che ha prodotto la scomparsa delle mappe stradali negli elenchi telefonici, è ormai l’utilizzo di Google Map per la ricerca di indicazioni stradali o del cellulare come navigatore stradale. Un incremento di notevole portata quello dell’utilizzo del web nella ricerca di informazioni che solo nel 2013 ha superato il 5%. La crisi ha anche trasformato il web in agenzia di collocamento per la ricerca di opportunità lavorative. Nell’ultimo anno la ricerca di lavoro in internet è aumentata del 5,3% ed é stata utilizzata prevalentemente da giovani (30,1%), maschi, istruiti, meridionali, residenti in grandi città. Anche i professionisti (il 10% della popolazione) utilizzano il web per l’autopromozione e l’allargamento della propria rete professionale[4].
 
2.1.2. Il cambiamento nello studio
 
La riforma scolastica degli ultimi anni in Italia ha fortemente puntato l’attenzione sull’agenda digitale, per la digitalizzazione amministrativa delle istituzioni scolastiche periferiche e l’introduzione di internet nella didattica. La decisione di dotare di LIM le classi, in particolare in alcune zone svantaggiate del sud e delle isole, ha prodotto un notevole sforzo formativo che però si scontrato con la sottile resistenza al cambiamento di grande parte del corpo docente, impreparato e ostile a questa spinta innovativa.
La riforma scolastica aveva anche previsto un rapido passaggio dai libri di testo cartacei agli e-book, ai tablet e ipad. Ma anche qui la spinta innovativa ha dovuto fare i conti con le difficoltà economiche derivate dalla crisi e le resistenze degli editori ancora impreparati al cambiamento. La didattica dovrà certo attraversare ancora una profonda fase di studio e ricerca per individuare nuovi modelli, metodologie e strategie che sappiano utilizzare proficuamente le opportunità offerte dalle nuove tecnologie. Internet è comunque entrato nella normale didattica di classe che inizia a utilizzare alcune modalità di comunicazione della rete.
Sul piano generale della popolazione la percezione del cambiamento introdotto dalle nuove tecnologie nello studio risulta, tuttavia, molto limitata. Secondo il 64,3% (66,1% per i maschi; 66,4% per i 45-64enni) l’introduzione delle TIC non disturba, né migliora lo studio. In quelli che avvertono il cambiamento la maggior parte ritiene che sia comunque migliorativo.
 
2.1.3. Il cambiamento nelle possibilità di acquisto e amministrative
 
Una delle possibilità indotte da internet che ha maggiormente cambiato la vita delle persone è quella di poter fare, dal proprio computer o dispositivo mobile, operazioni online, sia bancarie, sia commerciali. Un risparmio economico, di tempi e di disagi, rivoluzionario. Solo le operazioni bancarie tramite web sono aumentate in un solo anno, dal 2012 (25,6%) al 2013 (30,8%), del 5,2%. Più della metà degli internauti (48,6%) oggi opera in questo modo. Gli adulti 30-44enni (48,4%) ed i più istruiti (47,1%), nelle aree geografiche del centro nord, sono quelli più interessati al fenomeno. Naturalmente il cambiamento coinvolge anche il disbrigo di pratiche con uffici pubblici (22,7%), la propensione a far acquisti via web (38,4% degli utenti della rete con un aumento nell’ultimo anno del 5,4%; nei 30-44enni raggiunge il 40,2%). L’acquisto di libri e DVD in rete rimane comunque limitato ed effettuato soprattutto dai giovani (15,4%). Ciò in accordo con la tendenza dei canali tradizionali che registrano una forte difficoltà nelle vendite di libri ed ebook[5].
 
2.1.4. Il cambiamento nell’organizzazione del tempo libero
 
Il tempo libero è stato definito da alcuni “tempo del web”. Pur se frammentato e discontinuo, il tempo trascorso sui dispositivi digitali è pur sempre tempo libero. In quel tempo, oltre a curare le relazioni su Facebook, Twitter, ecc., si coltivano i propri hobby, si lavora creando qualsiasi cosa grazie alle opzioni offerte dal web. Nonostante ciò, nel 2013 si conferma la percezione dello scarso influsso (65,7%: 67,45 maschi; 74,3% anziani) delle nuove tecnologie nell’organizzazione del tempo libero. Tuttavia l’ascolto della musica sul web, pratica diffusissima (34,5% della popolazione; 54,3 degli utenti internet; il 70% dei giovani), è aumentata nel 2013 del 9,4%. Radio e web si intrecciano su internet realizzando un interessante interfaccia che trova su siti radio e su YouTube una importante espressione: facile, pratica e conveniente. Anche l’utilizzo del web per vedere i film (+ 6% nel 2013) coinvolge il 31,9 degli internauti e il 44% dei giovani. Il 23,8% degli internauti (21,8% dei giovani, 22,8% dei giovanissimi), nonostante la contrazione dovuta alla crisi, nel 2013 si informa e prenota i suoi viaggi sul web. Un notevole influsso dunque, che è divenuto talmente abitudinario da non essere più percepito come novità.
 
2.1.5. Il cambiamento nelle relazioni interpersonali
 
Fino a pochi anni fa, l’unico modo diretto di relazionarsi con gli altri diverso dal faccia a faccia era quello della telefonata. Da qualche anno, i canali di comunicazione delle relazioni interpersonali si sono arricchiti di modalità impensabili: e-mail, social network, chat, telefonate on-line, ecc., attraverso le quali si possono comunicare, in tempo reale: immagini, video, musica, documenti, link, ecc.
Internet è oggi uno strumento di relazione più che di comunicazione e chi lo utilizza pretende ascolto e interazione. Possiamo dire che la rete filtra ormai tutti i rapporti interpersonali. Se consideriamo la comunicazione via telefono, nel 2013 le telefonate on-line sono cresciute del 9,1%, coinvolgendo il 32,4% degli internauti e il 326,8% dei giovani.
Per quanto riguarda i rapporti affettivi e sentimentali, la grande maggioranza degli italiani (71,5%) – in particolare i maschi (73,9%) e i più istruiti (74,5%) – dichiara di non aver osservato trasformazioni particolari attribuibili all’utilizzo delle TIC. Tra coloro (28,5%) che segnalano un cambiamento, sono gli anziani (23,5%) a manifestare una valutazione negativa per il modo disinvolto nell’utilizzo di alcuni media, in particolare dei social network, che può sfociare nel cyber bullismo.
Anche nella sfera dell’amicizia la maggioranza della popolazione (65,5%: uomini 69,1%; donne 62,1%) dichiara di non aver notato cambiamenti dovuti alle nuove tecnologie. Questa convinzione cresce col crescere dell’età (62% giovani; 71,5 anziani). Nel 35,4% che ha notato un influsso, il 20,9% lo ritiene positivo (soprattutto i giovani) mentre per il 13,5% negativo.[6]
 
2.1.6. Il cambiamento nella partecipazione alla vita civile e politica
 
La comunicazione politica ha sempre privilegiato rivolgere messaggi specifici ai diversi gruppi del corpo elettorale. Anche internet si è aggiunto ultimamente ai tradizionali media utilizzati, producendo una trasformazione nei linguaggi e strategie. I candidati utilizzano internet come un sistema postale istantaneo, ma valorizzano poco la personalizzazione e l’interattività di cui la rete è dotata. Anche il Movimento 5 stelle, che teorizza la democrazia diretta fondata sulle opportunità offerte dalla rete, nella campagna elettorale 2013 non è andato oltre ai proclami dal blog a cui si poteva aggiungere un post.
Per tutti i contendenti la comunicazione è stata verticale e unidirezionale, non orizzontale e multidirezionale. Sono stati invece gli utenti a muoversi in modo diverso moltiplicando link, forum e chat in cui si discuteva di politica. E qquesto lo hanno fatto non gli internauti tradizionali, che continuano a usare i media tradizionali della televisione e della stampa, quanto piuttosto i connessi mobili e supermobili.
Una grande percentuale, in cui dominano le donne (53,5%9), i 45-64enni (54,95) e gli anziani (52,6%), afferma di aver percepito un forte cambiamento in negativo prodotto dal web sulla vita politica nel 2013.
L’utilizzo della rete nella partecipazione alla vita civile e politica risulta, comunque, molto limitato e complessivamente in controtendenza rispetto all’uso generale della rete. Questa modalità risulta il fanalino di coda. La utilizza il 13,3% degli internauti e l’8,8% della popolazione. L’utilizzatore è uomo (10,4%), adulto (30-44enni, 13,4%), di buon livello di istruzione (12,1%).[7]
Abbiamo voluto tracciare, in questo paragrafo, un quadro sintetico sulla base dei dati più recenti, tenendo sotto osservazione degli indicatori che potevano segnalare alcune linee di cambiamento dell’educazione nell’attuale condizione della digital life.
Possiamo concludere che il cambiamento delle condizioni educative recato dall’avvento delle nuove tecnologie è talmente profondo da essere ormai irrevocabile, anche se la percezione del cambiamento che è stata registrata nel 2013 non sembra così evidente. Segno questo, che il cambiamento è già penetrato così profondamente nella nostre condizioni di vita da risultare normale e quasi scontato. Nella seconda parte di questo contributo vorremmo concentrare la nostra attenzione sulla Net Generation.
 

3. Il profilo educativo della Net Generation

 
Il termine Net Generation, da noi scelto, così come altre espressioni, quali: Generazione Y, Millennial GenerationGeneration Next, ecc., vuole indicare quella fascia d’età che parte dalla metà degli anni Ottanta dello scorso secolo.
Questa fascia di giovani, che oggi arriva fino ai 29enni, è caratterizzata da alcuni caratteri peculiari che la contraddistinguono: la condivisione, la personalizzazione, la verifica critica e sperimentale, un maggiore utilizzo e familiarità con la comunicazione, i media e le tecnologie digitali.
Possiamo dire che, per la prima volta, questi giovani sono più competenti e colti dei loro genitori su un’innovazione di importanza fondamentale per la società. Attraverso i media digitali la Net Generation sta sviluppando e imponendo la sua cultura al resto della società. Questi giovani imparano, giocano, comunicano, lavorano e creano comunità in modo diverso dal recente passato.
Quell’atmosfera ludica, che sembra pervadere tutto il mondo della Net Generation, è solo apparente, perché in realtà è il segnale dell’affermarsi di una nuova estetica, frutto dell’immaginario di internet e delle nuove icone propagandate nel web. Icone che vengono smontate e ricomposte liberamente in un logica personalizzatrice e creativa. Non da soli, però, ma insieme agli altri, tramite siti web ricchi di opzioni.
L’intelligenza mediatica di questa generazione, i nuovi legami sociali e i modelli di collaborazione che vive, il potere d’acquisto e l’imprenditoria che esercita, il potere politico che sta assumendo, sono del tutto innovativi e trasformeranno profondamente la nostra società. Possiamo affermare che questa generazione è divenuta adulta[8].
 
3.1. Il lato oscuro dei net gener
 
Non tutti gli studiosi concordano nella valutazione positiva della Net Generation. Alcuni accademici, giornalisti ed esperti hanno nei loro confronti una posizione scettica e negativa: ne mettono in evidenza il lato oscuro e problematico.
I net gener, affermano i critici, sono una generazione superficiale e distratta che non riesce a concentrarsi su niente. Non leggono e non sono grandi comunicatori. Il tempo passato on-line si riflette sui loro scarsi risultati scolastici. Stiamo costruendo una società di eterni adolescenti, la generazione più sciocca della storia[9].
Le osservazioni negative più frequenti degli osservatori del fenomeno dei net gener potremmo riassumerle in questo sintetico elenco:
– sono meno svegli di quanto eravamo noi alla loro età;
– sono sempre più dipendenti dalla rete e dai videogame: stanno perdendo le loro abilità sociali e di gestione del tempo libero;
– non hanno il pudore del loro privato e hanno perso la vergogna di postare sulla rete le loro cose più intime;
– sono viziati dai familiari e disorientati sul loro futuro e non vogliono assumersi le loro responsabilità;
– sono maestri del plagio, rubano le proprietà intellettuali e condividono in rete tutto ciò che possono;
– vivono una cultura virtuale, voyeuristica, di violenza e umiliazione, mentre con piacere molestano online i loro amici;
– sono scansafatiche, non hanno un’etica del lavoro, adorano perdere tempo;
– sono narcisisti e presuntuosi alla ricerca di attenzione (cf MySpace e YouTube);
– sono disinteressati e preoccupati solo dei loro bisogni, dei loro amici, delle celebrità.
Possiamo in sintesi affermare, con il prof. Beuerlein, che la generazione net è perennemente collegata in rete, ma non è capace di esprimere un pensiero globale, una cittadinanza virtuale. Pur possedendo molte abilità digitali e informatiche, gli appartenenti alla generazione in questione non scrivono correttamente, non sanno analizzare e interpretare un testo complesso o una situazione storica e politica. Soprattutto non sono consapevoli delle loro responsabilità. Ciò si riflette nel loro passaggio incerto alla maturità e al ruolo di cittadini[10].
 
3.2. Caratteristiche attitudinali e comportamentali distintive dei net gener
 
Ai luoghi comuni che abbiamo sinteticamente espresso sopra, ma che frequentemente sono presenti nei discorsi degli adulti e sui massmedia, sopratutto in occasione di eventi negativi di cronaca, vogliamo rispondere con i risultati di una importante indagine condotta da nGenera su 6.000 ragazzi di tutto il mondo nel 2008[11]. Si tratta non della solita generazione giovane che contesta i genitori, ma di giovani diversissimi dai loro genitori e dai loro nonni alla loro età. Le caratteristiche attitudinali e comportamentali che indichiamo, e cioè: libertà, personalizzazione, valutazione, integrità, collaborazione, divertimento, velocità, innovazione, derivano dalla loro dieta mediatica e vogliono mettere in evidenza la differenza di questa nuova generazione con quella che la precede
 
3.2.1. Libertà
 
I dati della ricerca ci dicono che entro i 27 anni i giovani cambiano almeno 5 volte il loro lavoro. La durata media è 2,6 anni. È sintomatica l’espressione: «Forse a trent’anni mi deciderò; ma per ora mi sento di continuare ad esplorare varie possibilità e cercare una mia autorealizzazione». La Net Generation, grazie anche alla forte percezione di libertà data da internet, crede di poter fare qualsiasi cosa senza vincoli o limiti.
Si pensa a un lavoro flessibile, in mobilità o da casa, con incarichi condivisi, retribuito in base ai risultati, su tematiche e obiettivi interessanti. Molti pensano ad un lavoro autonomo, fatto in libertà, con un maggior controllo creativo.
Questo senso di libertà si esprime in molte altre modalità. I net gener si creano, ad esempio, le loro playlist scegliendo sulla rete le tracce musicali che preferiscono. Essi adorano la varietà sconfinata delle offerte, rintracciabili in rete, su ogni prodotto. Amano la libertà di scelta e anche di poter cambiare e restituire il prodotto se non li soddisfa.
Il libero accesso all’istruzione in rete, aperto a qualsiasi conoscenza con un semplice clic, rende decisamente inappropriata l’idea tradizionale di istruzione basata su un aula, un preciso orario, un professore mediocre. In questo quadro dovrà mutare anche il modello democratico, fondato su competizioni elettorali con liste chiuse e tempi definiti del mandato. Il simbolo di questa generazione può essere lo slogan: «Yes, we can» (Sì, si può). Google, Intel, Amazon, YouTube, Facebook e le nuove startup di successo lo hanno compreso alla perfezione ed hanno rapidamente trasformato la loro filosofia[12].
 
3.2.2. Personalizzazione
 
Il 50% degli intervistati ha affermato che appena acquistano o ricevono in regalo un dispositivo lo personalizzano immediatamente. Vogliono farlo proprio e adeguarlo ai loro desideri e interessi. E non solo i dispositivi digitali sono personalizzati dai net gener; ma, almeno come possibilità, tutto ciò che toccano. Il desiderio di individualizzazione è un’esigenza estetica.
Personalizzare gli spazi on-line è però oggi un obbligo: ne è testimone Facebook. Anche la programmazione televisiva è ormai personalizzata: i ragazzi registrano il programma e lo vedono nel momento che scelgono.
Sempre il 50% degli intervistati ha manifestato il desiderio di un lavoro personalizzato: l’ideale è evitare di lavorare in un luogo fisso; è meglio spostarsi e portare a termine l’incarico fuori dall’ufficio. Le mansioni andrebbero sostituite con obiettivi da raggiungere e linee guida su strumenti e modalità di svolgere il compito.
 
3.2.3. Valutazione
 
I net gener, abituati ad aver a che fare con innumerevoli informazioni sulla rete, verificano e valutano ogni cosa con attenzione e sanno distinguere la realtà dalla finzione e dalle bufale. Sono alla perenne ricerca di notizie e usano internet per scoprire come stanno realmente le cose. Durante la navigazione in rete l’atteggiamento è quello di un costante scetticismo: «Fidati, ma verifica», è la regola seguita. Quasi i due terzi dei net gener intervistati ha dichiarato di cercare informazioni sui prodotti prima dell’acquisto: confronto di dati, lettura di blog, forum e recensioni, richiesta di consigli ad amici, ecc. E più si naviga più si diviene esigenti: il 69% dei navigatori esperti dichiara di comprare solo se il prodotto ha le caratteristiche desiderate; i due terzi dedicano molto tempo a cercare il prezzo più basso.
I net gener chiedono estrema onestà e si aspettano informazioni ampie ed esaurienti a cui accedere con facilità. Per rispondere alle loro aspettative si devono impostare processi comunicativi basati sulla massima trasparenza. Il 60% del campione afferma che prima di un colloquio con il potenziale datore di lavoro si prepara con estrema scrupolosità, acquisisce preventive informazioni sulla cultura aziendale dell’impresa e si assicura che risponda alle proprie esigenze e stile di vita.
 
3.2.4. Integrità
 
Per i net gener l’integrità morale è un aspetto fondamentale: essere onesti, trasparenti, preoccuparsi per il prossimo ed essere ligi al dovere.
Il tutto condito con una grande tolleranza che a volte può generare equivoci e incomprensioni. Una tolleranza frutto della valanga di informazioni che vengono dalla rete e di cui gli educatori non possono disporre. Anche l’esigenza di integrità morale è la conseguenza della piazza virtuale in cui l’abbondanza di informazioni rende improduttiva e impossibile l’affermazione deliberata del falso: sarebbe scoperto in pochi minuti. Ai net gener non piace essere ingannati a livello di tempo, denaro, qualità o funzionalità. Il 77% degli intervistati concorda con l’affermazione: «Se un’azienda fa promesse che non riesce a mantenere dirò ai miei amici di non acquistare i suoi prodotti». Il 71% dichiara, però, che se si rimedia ai propri errori in modo rapido e onesto, è possibile riprendere normali rapporti.
Integrità non vuole dire necessariamente rettitudine nelle proprie condotte di vita, ma significa dire la verità e mantenere gli impegni. Il principio d’integrità però non impedisce ai net gener di scaricare musica o prodotti multimediali senza pagare. Il 77% scarica musica, giochi, software, film senza pagare. Il 72% dei ragazzi tra i 18 e 29 anni dichiara di non essere interessato al fatto che i file scaricati siano protetti dalla legge del copyright.
Le ragioni di questi comportamenti sono fondamentalmente da ricondurre al rifiuto delle logiche perverse e poco oneste delle industrie che producono musica o prodotti multimediali. In ogni caso i net gener credono nei valori della solidarietà, dell’integrità morale, li mettono a fulcro dei loro futuri progetti di vita e vogliono che essi siano estesi a tutte le istituzioni.
 
3.2.5. Collaborazione
 
I net gener sono una generazione nata per creare relazioni. La cultura collaborativa è per loro naturale: creano gruppi chat; giocano in modalità multiplayer; si scrivono mail, si scambiano file per la scuola, il lavoro, il divertimento; creano reti per discutere di tutto; collaborano per risolvere problemi; collaborano con le imprese per migliorare i prodotti; sono sempre in contatto con gli amici, ecc. In sostanza sentono di appartenere costantemente ad una comunità virtuale.
Questa volontà di collaborazione dei net gener è stata sperimentata con successo nella promozione di campagne pubblicitarie in cui si chiedeva la collaborazione dei consumatori. Anche nella partecipazione alla creazione del desing di nuovi prototipi la partecipazione è stata sorprendente e accompagnata dalla disponibilità a sperimentare i prodotti e a rispondere alle indagini di mercato. Un dato in espansione è la trasformazione dei consumatori net in produttori e co-creatori di prodotti e servizi6.[13]
I net gener, insomma, sono una generazione dotata di un istinto naturale per la collaborazione e la co-creazione, ma hanno bisogno di strumenti di lavoro, come i blog e i wiki, attraverso i quali si possano esprimere. Non si tratta però di “lavoro di squadra”, ma di “lavoro in rete” in cui gli sforzi del singolo possono essere valorizzati su grandissima scala per raggiungere risultati collettivi.
I net gener collaborano con disinvoltura in ogni ambito, sia a livello economico, per migliorare prodotti e servizi, sia a livello sociale per aiutare le grandi azioni collettive.
Il modello pedagogico corrente focalizzato sull’insegnante, ad una sola direzione comunicativa uguale per tutti, va decisamente abbandonato. I net gener apprendono, collaborando con gli insegnanti e con i compagni, in una rete globale. Il nuovo modello pedagogico che va affiorando è focalizzato sullo studente, è multi direzionale, personalizzato e collaborativo.
 
3.2.6. Divertimento
 
Il vecchio paradigma che separava lavoro e relax va in frantumi con i net gener. Per loro le due modalità si sono fuse. Le grandi aziende che puntano su personale giovane e intelligente, lo hanno capito. Nella sede principale della Microsoft, a Redmond, i dipendenti hanno a disposizione campi da football, da baseball, da calcio, da pallavolo, ecc. Nella sede principale di Google il personale può usufruire di una parete per arrampicata libera, una piscina, una palestra, una sala biliardo, ecc.
I dirigenti di queste aziende sanno che lavorare deve essere appagante, fonte di arricchimento personale e divertente. I net gener sanno che sospendere il lavoro per alcuni minuti per controllare il proprio profilo Facebook o giocare on-line non danneggia i risultati del lavoro. Staccare la spina per qualche minuto e distrarsi permette di concentrasi meglio sui problemi di lavoro. I net gener hanno imparato a spostarsi velocemente da un’occupazione ad un’altra e ad avviarne diverse simultaneamente in rete.
Naturalmente la libertà di usare internet al lavoro deve essere accompagnata da obiettivi e politiche di lavoro precisi e chiari in modo da massimizzare i risultati. Per progetti che richiedono grande concentrazione, le distrazioni devono essere ridotte al minimo. Per i net gener il divertimento è importante anche nella fase di utilizzo di un prodotto. L’esperienza giocosa di utilizzo, infatti, ha la stessa importanza della funzionalità del prodotto. Il gioco infine può risultare anche un potente mezzo per coinvolgere persone in azioni concrete culturali e sociali.
 
3.2.7. Velocità
 
I net gener vivono ad un ritmo molto rapido. Sono abituati a ricevere, in un attimo, una risposta alle loro domande, ad ogni ora del giorno e della notte. Così si aspettano che tutto il mondo si muova con la stessa rapidità. Ogni messaggio deve avere un ritorno immediato, altrimenti ci si sente ignorati. Sono le conseguenze dell’Istant messaging. Viene apprezzata l’azienda che risponde subito alle richieste di articoli, di informazioni, ecc. L’80% si aspetta una risposta a tempi brevi. Il 56% dichiara di non essere una persona paziente e non sopporta di dover aspettare. Per questo non sopportano di stare in ufficio: «È tutto così lento… i miei amici non tollerano l’estrema lentezza del processo decisionale» dichiarano nelle interviste. La mail è preferita perché è un modo più veloce di comunicare, rispetto al face to face.
Anche la propria carriera dovrebbe seguire un ritmo veloce e di conseguenza si chiede un feedback costante e rassicurante sulle proprie performance. Se ciò non avviene secondo determinati intervalli, si genera uno stato di frustrazione e di demotivazione fino all’abbandono. Al contrario le indicazioni continue utili al successo nell’azienda generano un’assoluta fedeltà. Questa istantaneità continua, a volte, può però generare una pressione eccessiva, la sensazione di sentirsi saturi e una spinta irrefrenabile a disconnettersi, anche se a malincuore.
 
3.2.8. Innovazione
 
Le radio a transistor e la televisione sono rimaste per decenni invariate. E così anche altre innovazioni della generazione precedente. La generazione net è invece cresciuta nella cultura dell’invenzione in cui le innovazioni avvengono in tempo reale. E i net gener vogliono avere sempre l’ultimo modello disponibile. Le novità suscitano l’invidia degli amici e denunciano l’appartenenza ad un certo status sociale.
Questo ha generato una corsa nella produzione di dispositivi digitali che si susseguono senza sosta in una gara di innovazione che sembra non avere fine.
Innovazione sul posto di lavoro significa rifiutare la tradizionale gerarchia di comando e proporre processi lavorativi centrati sulla collaborazione e la creatività. Innovazione, creatività ed efficienza nel lavoro vanno però di pari passo con l’uso di tecnologie di avanguardia. L’innovazione è infatti legata a doppio filo allo sviluppo delle nuove tecnologie.
Le condizioni che abbiamo sinteticamente delineato, disegnano il profilo educativo della generazione digitale. I giovani di oggi danno un grande valore alla libertà di scegliere ciò che vogliono essere. Amano personalizzare ogni cosa. Imparano presto un certo scetticismo che li porta a verificare con attenzione ciò che vedono, ascoltano e leggono sui media. Danno grande importanza all’integrità, alla trasparenza e alla coerenza. Sono grandi collaboratori. Desiderano giocare e divertirsi. Vivono entusiasti nella velocità dell’innovazione[14].
 

4. L’educazione in rete

 
La nostra vita, in particolare quella dei giovani, è abitata oggi da una massiccia presenza della tecnologia e il rapporto con essa è divenuto così intenso da rendere i dispositivi digitali quasi un prolungamento del nostro corpo. Anche l’educazione, ivi compresa quella religiosa, deve quindi fare i conti con questa nuova condizione.
In base all’approccio alla rete potremmo distingue le persone in due categorie: orizzontali e verticali.
* Gli individui verticali sono coloro che possiedono molte informazioni su pochi argomenti ed hanno quindi un limitato, ma autosufficiente e preciso corpus di nozioni.
* Gli individui orizzontali memorizzano meno nozioni, ma sono in grado di connettere a un buon livello l’enorme mole di informazioni di cui possono disporre.
L’individuo verticale è autonomo e possiede in sé le informazioni che servono per capire un problema e decidere. Quello orizzontale si destreggia bene tra le innumerevoli informazioni di cui può disporre, ma senza la connessione alla rete non ha abbastanza informazioni per decidere.
Sul piano educativo possiamo considerare nella prima categoria coloro che si sono formati ante internet. Nella seconda la generazione digitale post-internet.
Naturalmente la divisione non può essere così automatica e drastica. Abbiamo individui verticali dotati di una notevole familiarità con internet e viceversa. Ma indubbiamente i processi di apprendimento oggi sono profondamente mutati rispetto al passato e si basano su una migliorata capacità di comprendere, di ricercare in autonomia e di creare connessioni, anche se è più limitato il numero di informazioni memorizzate e possedute dalla persona[15].
Il confronto tra questi modi di apprendere causato dall’avvento della rete può produrre in alcuni, come sosteneva già M. McLuhan, il desiderio del ritorno al periodo immediatamente precedente, alla ricerca di immagini familiari e confortanti, aumentando la distanza e l’incomprensione tra i due mondi. L’educatore dovrà raccogliere la sfida e riprogettare il modo di apprendere e di insegnare per accogliere, da una parte, l’elevata capacità d’uso e di relazione degli allievi con gli strumenti informatici e, dall’altra, integrare le tecnologie nelle attività di insegnamento.
 
4.1. Il cervello in rete
 
Alcune condizioni nella consultazione della rete incidono profondamente nella trasformazione dei processi educativi e di apprendimento. Tra queste possiamo indicare: il super affollamento delle informazioni, il parallelismo nell’uso dei mezzi di comunicazione (multitasking), l’interazione di molte tecnologie, la caduta nella distinzione dei tempi riservati allo studio, al lavoro o al tempo libero, ecc.
♦ L’absorptive capacity è la capacità di utilizzare le molte informazioni esistenti in rete. Essa indica la consapevolezza e l’abilità di individuare, comprendere e usare una conoscenza in un flusso costante di informazioni. Un buon cervello in rete è quello che ha sufficienti informazioni per raccogliere ciò che è rilevante e significativo nel flusso continuo delle informazioni. Poiché la rete non è un cervello che conserva le nostre informazioni, è necessario sviluppare alcune nozioni e abilità che ci consentano di allargare la meta-capacità di assorbimento. In questo senso possiamo individuare alcune regole generali per navigare e ritrovare quanto lasciato in rete.
Una regola fondamentale è quella di possedere una mappa mentale dei concetti fondamentali e dei luoghi/siti che li contengono. Questa mappa va associata alla capacità di valutare le fonti e le informazioni per discernere la loro funzionalità ai nostri processi decisionali.
In termini informatici: l’hard disk delle informazioni si può spostare dal cervello alla rete, ma la directory deve rimanere nel nostro cervello. In ogni caso l’apprendimento non è automatico.
Le app e le risorse dei siti non danno risultati immediati. Il processo d’apprendimento necessita di una serie di condizioni: la garanzia del valore della fonte, l’abilità del ricevente di assorbire l’informazione, il consiglio e l’aiuto di un competente e , non ultima, una forte motivazione.
♦ Altra caratteristica del cervello in rete è il multitasking, cioè la possibilità di fare molte cose in contemporanea utilizzando diversi dispositivi. I naviganti in rete hanno ormai l’abitudine al multitasking: chattano mentre studiano, ascoltano la musica, vedono la TV, inviano messaggi di testo con il cellulare, ecc. Lo fanno senza distinzione di tempi e in modo molto veloce.
Ma quali sono i vantaggi del multitasking rispetto alle modalità di apprendimento più sequenziali? In generale, all’aumentare della complessità del compito diminuisce l’efficacia del multitasking. Alla velocità della reazione agli stimoli non corrisponde normalmente una migliore capacità di risolvere il problema. Le condizioni del multitasking producono in genere una maggiore distrazione e una scarsa concentrazione che non facilitano la prestazione.
Sul piano didattico non sempre gli studenti gradiscono l’integrazione delle metodologie digitali e della rete rispetto a quelle più tradizionali. Pur migliorando la comprensione, l’interazione e l’appropriazione dei contenuti, esse ostacolano l’apprendimento in situazioni complesse, aumentano la frammentazione del gruppo in base alle abilità tecnologiche e richiedono lo sforzo di una costante partecipazione attiva. Anche ai docenti, abituati ad una didattica più trasmissiva, la progettazione digitale spesso richiede una riprogettazione da zero e la presenza di ulteriori e diverse competenze per strutturare i momenti di interazione tecnologica e integrarli con gli altri in modo da semplificare lo sforzo cognitivo degli studenti[16].
 
4.2. Limitare l’uso di internet?
 
Alcuni sono convinti che la limitazione nell’uso di internet favorisca l’attenzione e la concentrazione e di conseguenza ne impediscono l’uso. Certo, se le mansioni sono semi-automatiche la connessione in rete diviene quasi inutile. Ma nei processi di comunicazione multicanale la connessione consente di utilizzare al massimo le risorse nello svolgere compiti creativi e innovativi. Come abbiamo già detto, la generazione net è in grado, rispetto a quella precedente, di memorizzare meno informazioni, ma è più capace di connettere un maggior numero di dati e persone. Il loro cervello sa gestire una massa notevole di connessioni su cui elaborare i propri pensieri. Il processo di utilizzazione deve quindi prevedere non una limitazione o una esclusione, ma una serie di passaggi che ne rendano fruttuoso l’utilizzo: consultazione della rete – selezione delle informazioni – riflessione – ritorno alla rete per verificare – aumento delle informazioni – conclusione. Un processo circolare progressivo che facilita l’integrazione e tiene sotto controllo il fastidio della ridondanza.
L’uso intensivo e ubiquitario della rete per mantenersi in contatto, a scuola o al lavoro, con persone importanti e significative per la propria vita, suscita ancora notevoli perplessità. I mezzi di comunicazione digitale, infatti, consentono, anche a persone che non potrebbero goderne, di ritagliarsi uno spazio personale nelle istituzioni che escludono la sfera privata. I media fanno credere che la maggior parte delle persone sia iperconnessa ininterrottamente a una gigantesca rete sociale. Questa percezione, molto diffusa, viene però smentita da anni di ricerche. Dai dati risulta che gli scambi comunicativi che hanno realmente luogo nel quotidiano sono molto limitati. In pratica, a dispetto di tutti i canali, strumenti e servizi che la rete ci offre, ognuno in media contatta le stesse cinque persone nell’80% del tempo. La cerchia ristretta comprende alcune tipologie di persone: familiari, amici e familiari, solo amici[17]. Nel 2008 su cinque milioni di utenti della telefonia mobile, l’80% delle telefonate in un mese era diretto a quattro persone. SMS ed e-mail raggiungevano un numero di interlocutori leggermente più grande. Nel 2009 dal data base degli utenti di Facebook (Facebook Data Team) risultava che ciascun utente aveva in media 120 amici, ma comunicava con meno del 10% di loro.
Queste modalità di utilizzo evidenziano l’importanza della rete per la relazione con le persone significative, da cui consegue una più sicura e tranquilla gestione della separazione e dell’ansia.
La decisione di limitare l’uso della rete per facilitare attenzione e produttività si basa dunque su dei pregiudizi. Il pregiudizio più radicato è quello culturale, basato sulla convinzione che il prendersi cura delle persone di cui abbiamo responsabilità sia un affare privato non un’occupazione socialmente significativa. La contrapposizione tra il privato del prendersi cura e il pubblico del lavoro e della scuola, trasforma in violazione ogni comunicazione privata. Se la cura fosse considerata lavoro, la comunicazione di cura sarebbe indistinguibile da quella verso un cliente o un collega. In più la ricerca conferma che le comunicazioni autoregolate in rete, non solo non ostacolano, ma rendono più produttivo ed efficace il tempo di lavoro e di studio. In ogni caso ogni restrizione nell’uso della rete non basterà a sopprimere il fenomeno, la cui intensità è tale da vanificare qualsiasi regolamentazione. La soluzione migliore è quella di integrare, nei processi lavorativi e didattici, gli strumenti e i comportamenti di utilizzo della rete per renderli accettabili e utili[18].
 
4.3. Alcuni effetti critici della rete sull’educazione
L’uso distorto di internet e della rete può produrre effetti critici, anche di rilievo indipendentemente dall’utilizzo e dai contenuti che si consultano.
 
4.3.1. L’illusione della totalità
 
Il concetto di infinito è un concetto enigmatico che attira l’attenzione dei giovani perché estende le riflessioni e le fantasie agli orizzonti più estremi dell’immaginazione. Esso si sposa con quel sentimento di totalità e libertà giovanile che si allarga fino a divenire irraggiungibile e a suscitate forti tensioni nei desideri e nelle aspirazioni. L’apertura, lo slancio, l’appuntamento con l’inedito, la scommessa con la vita che il desiderio di totalità racchiude, trovano in internet una facile ed illusoria espressione. Internet sembra offrire possibilità illimitate, essere sempre presente, assecondare ogni richiesta, dire sempre di sì. La sua virtualità infinita rappresenta la totalità, la circoscrive e la offre per il godimento possibile. La rete viene a rappresentare la concreta assenza di limiti e la libertà assoluta. Da positiva apertura verso la vita, il senso di infinito diviene così nella rete la negativa e passiva estraneazione dall’esistenza vissuta in modo autentico.
 
4.3.2. L’effetto deriva
 
La tecnologia e la rete rendono credibile l’illusione che tutto sia accessibile e realizzabile nell’immediato. Questo senso di accessibilità illimitata alla soddisfazione dei propri desideri e bisogni può portare ad una visione distorta dell’esistenza come soddisfazione immediata e godimento. Un’esistenza in cui tutto è possibile, senza la fatica di costruire giorno per giorno il proprio progetto di vita. Viene così meno la riflessione e l’attesa, mentre prende piede l’azione irriflessa e sconsiderata.
 
4.3.3. L’effetto di ipnotizzazione
L’effetto ipnotico inverte la relazione con la rete. Non è più il navigante a usare la rete, ma è la rete che lo conduce fino a ipnotizzare la mente. M. McLuhan lo aveva colto quando affermava che ogni strumento tecnico utilizzato ad alto livello di esasperazione ha la facoltà di ipnotizzarci.
 
4.3.4. L’effetto di saturazione
 
La vita in rete può condurre all’esaurimento concettuale della possibilità di uno spazio vuoto e da colmare. È l’incapacità di percepire il sentimento vitale della mancanza. Di conseguenza non si riesce a staccare la spina, a disconnettersi e salvaguardare quello spazio intimo e privato. Se la rete diviene l’ambiente naturale di vita è impossibile sottrarsi a questi effetti. Se viviamo in una incessante connessione globale, raggiungibili ovunque e registrabili, l’isolamento nella propria camera rimane l’unico illusorio riparo e il miraggio di una comodità che ci consente comunque di rimanere collegati.
Tutti questi effetti inducono un atteggiamento di compulsività permanente che va seguito e curato nelle sue manifestazioni più eclatanti[19].
 
4.4. Dipendenza dalla rete
 
I nativi digitali fanno molta fatica a pensare la propria esistenza fuori dalla rete. Pare ad essi di vivere in misura adeguata quella generalizzazione della rete che li circonda. Non avvertono quindi la trasformazione nell’uso della rete e il suo passaggio alla dipendenza irrinunciabile. Lo psichiatra americano I. Goldbewrg ha coniato (1995) l’espressione dipendenza da internet (Iad: Internet addiction Disorder). Si tratta di un disturbo che riguarda la sfera degli impulsi e consiste in un “discontrollo” dell’impulso e/o del proprio comportamento online[20].
La dipendenza, in genere, sorge come tentativo di ridurre del disagio e superare le difficoltà attraverso comportamenti a rischio, o l’utilizzo smodato delle potenzialità della rete. Nell’adolescenza le dipendenze dalla rete più frequenti sono relative ai giochi di ruolo e ai social networks; nell’età adulta riguardano invece i giochi d’azzardo, la ricerca smaniosa di informazioni, i siti pornografici.
Possiamo parlare di:
* Psicopatologie predisponenti: naturalmente nella misura in cui la rete diviene l’unica possibilità di relazione e si sviluppa la dipendenza.
* Comportamenti a rischio: quando la capacità attrattiva della rete diviene esclusiva, riducendo gli spazi di socialità, tempo libero, interessi e vita reale verso una alienazione affettiva e sociale.
* Potenza psicopatologica della rete: quando le caratteristiche peculiari di internet portano all’affievolimento del riconoscimento del pericolo, del limite, dell’identità, dei rapporti reali verso condizioni, sentimenti e manifestazioni estreme: cambiare sesso, identità, età, profilo, professione, ecc.
 
4.5. I segni della dipendenza
 
Se la lontananza da internet diviene insopportabile da origine a sintomi fisici, simili a quelli di soggetti tossicomani in crisi di astinenza.
Le avvisaglie possono essere:
* attenzione ossessiva e controllo di internet: il controllo ossessivo della propria casella di posta e del profilo Facebook; la ricerca incessante di nuovi strumenti e programmi; interminabili tempi per chattare, scaricare e visionare materiali, giocare in rete, ecc.
* graduale prolungamento della presenza in rete: quando si è scollegati dalla rete aumentano il malessere, l’agitazione, la bassa attivazione; fenomeni che si allontanano solo prolungando la presenza sulkla rete stgessa.
Sul piano clinico è stata definita una scala di cinque profili di dipendenza:
* cyber-relazionale: dipendenza dai social network e dalle relazioni on-line che diventano più importanti di quelle reali, amicali e familiari, con instabilità affettiva;
* Net Gaming: dipendenza dai giochi in rete: gioco d’azzardo, videogiochi, shopping e commercio compulsivo on-line, con abbandono della vita sociale;
* cyber-sessuale: dipendenza da pornografia con scarico e utilizzo dei materiali, con abbandono delle relazioni sentimentali e sessuali normali;
* sovraccarico cognitivo: si scarica dalla rete e si conserva quanto più materiale possibile alla ricerca di sempre nuovi contenuti;
* gioco al computer: si passa la maggior parte del tempo a giocare sottraendosi allo studio, alla compagnia, alla famiglia.
Tali comportamenti divengono compulsivi quando sfuggono al controllo e la rete diviene il centro dell’esistenza con un conseguente suo uso sregolato e abnorme[21].
 

5. Conclusione

 
La rete ed i dispositivi digitali costituiscono oggi la più grande risorsa che abbiamo per costruire l’innovazione. Gli economisti cominciano ad affermare che le nuove TIC e la rete hanno innescato la terza rivoluzione industriale. È del tutto evidente che questa rivoluzione richiede un profondo sforzo educativo per adeguare le istituzioni educative, il personale docente, le metodologie, il contesto educativo alla nuova condizione.
Come ogni innovazione, anche questa non è scevra da pericoli a cui sono esposte soprattutto le nuove generazioni. L’atteggiamento vincente non sarà quello della chiusura e del rifiuto, ma quello di una sapiente e regolamentata integrazione con i media più tradizionali che eviti i rischi eccessivi e accompagni l’innovazione in un confronto libero e sereno. Anche l’educazione religiosa non può tirarsi fuori da questo sforzo di adeguamento, pena la perdita della relazione con le nuove generazioni e l’ingresso in un lento e progressivo declino.
[1] http://pediatrics.aappublications.org/content/early/2014/03/05/peds.2013-3703
[2] CENSIS, L’evoluzione digitale della specie, Milano, Franco Angeli 2013, pp. 161-166.
[3] Per più istruito si intende il soggetto che ha conseguito il diploma e la laurea. Mentre per il meno istruito, il soggetto che ha conseguito la licenza elementare e media.
[4] CENSIS, L’evoluzione digitale della specie, pp. 165-166.
[5] Ibidem, pp. 167-171.
[6] Ibidem, pp.170-177.
[7] Ibidem, pp. 155-159.
[8] D. Tapscott, Net Generation. Come la generazione digitale sta cambiando il mondo, Milano, FrancoAngeli 2011, pp. 11-21.
[9] R. Bly, La società degli eterni adolescenti, Milano, Red! 2000, p. 87; M. Bauerlein, The Dumbest Generation, New York, OPeuguin/Tarcher 2001, p. 26.
[10] D. Tapscott, Net Generation, pp. 37-41.
[11] Genera, Talent 2,0 – Big Idea Paper Conference, Orlando, Florida, 2008.
[12] D. Tapscott, Net Generation, pp. 89-92.
[13] Per indicare questa nuova figura di costruttore collaborativo sono stati coniati il termine prosumer e il concetto di prosuption, a sottolineare la collaborazione attiva tra produttori e consumatori per creare in modo costante beni e servizi. Concetto nato vari anni fa prefigurando la generazione net.
[14] Per un approfondimento, cfr. D. Tapscott, Net Generation, pp. 89-116.
[15] L. Proserpio, Comportamenti digitali. Essere giovani ed essere vecchi ai tempi di internet, Milano, Egea 2011, pp. 63-65.
[16] Ibidem, pp. 66-91.
[17] S. Broadbent, Internet, lavoro, vita privata. Come le nuove tecnologie cambiano il nostro mondo, Bologna, Il Mulino 2012, pp. 7-33.
[18] Ibidem, pp. 35-53
[19] M. Giorgietti Fumel, Giovani in rete. Comprendere gli adolescenti nell’epoca di internet e dei nuovi media, Velletri, Red Edizioni 2013, pp. 17-26.
[20] Ibidem, pp. 94-108.
[21] Ibidem, pp. 96-102.
 
di Roberto Romio,Educazione e nuove tecnologie della comunicazione, in Catechesi,84(2014-15)3, Elledici Torino, 2014, pp. 56-76