Rapporto Bes 2015
In questa terza edizione del Rapporto sul benessere equo e sostenibile (Bes) l’Istat offre un quadro integrato dei principali fenomeni sociali, economici e ambientali che hanno caratterizzato l’evoluzione del nostro Paese negli anni recenti, assumendo come punto di partenza la multidimensionalità del benessere e analizzando un ampio numero di indicatori.
L’analisi degli aspetti che concorrono alla qualità della vita dei cittadini si articola in dodici settori (i “domini”) e 130 indicatori selezionati attraverso il coinvolgimento di esperti di settore e di una commissione scientifica. Una nuova sezione del rapporto, infine, descrive il percorso di costruzione del Bes e pone attenzione particolare ad aspetti di carattere metodologico, rafforzando la natura di ricerca della riflessione dell’Istituto sulla misura del benessere.
 
In istruzione e cultura si riduce divario con Europa
L’Italia presenta un forte ritardo su istruzione e formazione rispetto alla media dei paesi europei, ma nell’ultimo anno l’incremento di diplomati e laureati, insieme con quello delle persone che hanno svolto formazione continua e alla significativa riduzione del tasso di abbandono precoce degli studi, hanno ridotto il divario che ci separa dal resto dell’Europa. Lo evidenzia l’Istat nel “Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile”.
Piccolo segnale positivo è anche la quota di Neet che, dopo anni di crescita, si mantiene stabile rispetto all’anno precedente (26%). Tuttavia, sebbene il costante miglioramento dal 2004, i tassi d’incremento sono sempre molto contenuti e più bassi di quelli europei. Inoltre, in controtendenza, il tasso di immatricolazione dei diplomati nel 2014/2015 è in diminuzione, dal 49,7% al 49,2%, e sarà necessario verificare che ciò non corrisponda all’inizio di un preoccupante ulteriore allontanamento dall’università, in corso peraltro da anni.
La partecipazione culturale, che aveva conosciuto un trend negativo durante tutto il periodo di crisi, è in miglioramento nel 2014, soprattutto per la crescita di visitatori a musei, mostre e siti archeologici. Diminuisce, invece, la lettura dei quotidiani.
 
Rapporto Bes 2015   (volume integrale, pdf 5 Mb)
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I 12 Capitoli del volume
01. Salute
02. Istruzione e formazione
03. Lavoro e conciliazione dei tempi di vita e patrimonio culturale
04. Benessere economico
05. Relazioni sociali
06. Politica e istituzioni
07. Sicurezza
08. Benessere soggettivo
09. Paesaggio
10. Ambiente
11. Ricerca e innovazione
12. Qualità dei servizi
 

2° Capitolo: Istruzione e formazioneMigliorano i livelli di formazione
Riportimao la parte iniziale del capitolo su istruzione e formazione
 

2.1 Migliorano i livelli di formazione e si riduce il divario con l’Europa, in crescita la partecipazione culturale

L’Italia presenta un forte ritardo in termini di istruzione e formazione rispetto alla media dei paesi europei, ma nell’ultimo anno l’incremento di diplomati e laureati, insieme a quello delle persone che hanno svolto formazione continua e alla signifi- cativa riduzione del tasso di abbandono precoce degli studi, hanno ridotto il divario che ci separa dal resto dell’Europa. Piccolo segnale positivo è anche la quota di Neet che si mantiene stabile rispetto all’anno precedente dopo anni di crescita. Non è scontato tuttavia che l’andamento recente della partecipazione ai percorsi di istruzione e formazione sia effettivamente il prodromo di un nuovo trend con- solidato. Malgrado infatti nel nostro paese gli indicatori siano in costante miglio- ramento dal 2004, i tassi di incremento sono stati sempre molto contenuti e più bassi di quelli europei. Inoltre, in controtendenza, il tasso di immatricolazione dei diplomati nel 2014/2015 ha registrato una diminuzione e sarà necessario verificare che ciò non corrisponda all’inizio di un preoccupante progressivo allontanamento dall’università.
Migliorare l’accesso e la partecipazione ai percorsi di istruzione e formazione si- gnifica accrescere il capitale umano del Paese, un obiettivo questo che richiede siano perseguite anche equità e pari opportunità. Sebbene infatti il naturale avvi- cendarsi nella popolazione di generazioni via via più istruite si associ anche a un innalzamento del livello medio di istruzione, i giovani appartenenti a taluni contesti territoriali e socio-economici mostrano ancora un palese svantaggio al confronto di altri.
Le differenze a sfavore del Sud sono profonde, e non possono non essere imputate anche alle carenze del sistema scolastico. A ciò si aggiunga che ovunque nel Paese la classe sociale di provenienza continua a condizionare pesantemente la riuscita dei percorsi scolastici e formativi dei ragazzi. I figli di genitori con titoli di studio elevati o professioni qualificate abbandonano molto meno gli studi, hanno minori probabilità di diventare Neet, presentano livelli di competenza informatica maggio- ri e partecipano ad attività culturali molto più frequentemente dei figli di genitori poco istruiti o con bassi profili professionali.
Si tratta di uno svantaggio marcato che impone di essere preso attentamente in considerazione dalle politiche per garantire le opportunità di mobilità sociale. Del resto, a dispetto del luogo comune sulla inopportunità di proseguire gli studi – sempre più diffuso soprattutto in questi anni di congiuntura economica sfavorevole – il titolo di studio conseguito riveste sempre di più un ruolo cruciale per la par- tecipazione al mercato del lavoro e la laurea ha difeso di più dagli effetti negativi della crisi.
 

2.2 Il livello di istruzione e formazione
Segnali positivi emergono sul fronte dell’istruzione e formazione. In Italia, il livello di istruzione della popolazione aumenta in maniera costante dal 2004 ad oggi. La quo- ta di persone di 25-64 anni con almeno il diploma superiore è cresciuta di 10 punti percentuali, raggiungendo nel 2014 il 59,3%. Cresce la percentuale di 30-34enni che hanno conseguito un titolo universitario e quella delle persone che hanno svolto formazione continua. Si riduce inoltre significativamente l’abbandono scolastico: la percentuale di giovani che esce prematuramente dal sistema di istruzione e forma- zione dopo aver conseguito il titolo di scuola media inferiore (secondaria di primo grado) raggiunge il 15%, dato in calo rispetto al 16,8% del 2013.
La crescita registrata è ancora più rilevante se si considera che nel 2014 ha permesso di recuperare parte dello svantaggio che l’Italia ha accumulato rispetto alla media dei paesi dell’Unione europea,1 nei livelli di istruzione terziaria, nella formazione continua, nell’interru- zione degli studi, mentre il divario è rimasto invariato per la quota di diplomati.
La scuola dell’infanzia rappresenta un punto di forza del nostro sistema di istruzione e formazione. Nel 2013/14, la quasi totalità dei bambini di 4-5 anni partecipano alla scuola dell’infanzia (92,1%). Ciononostante il dato ha fatto registrare un calo per due anni consecutivi con una diminuzione di 3 punti percentuali rispetto all’anno 2011/12.
Piccolo segnale positivo anche nella quota di Neet2 – i giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non studiano – che era aumentata in misura considerevole per effet- to della crisi economica raggiungendo il 26% nel 2013 e si mantiene stabile nel 2014. Tra i Neet è predominante e in crescita la componente di disoccupati pari al 44,5% nel 2014 (era il 42,3% nel 2013). Parallelamente, diminuisce di circa 3 punti la quota di inattivi che non cercano e non sono disponibili a lavorare mentre resta stabile la quota di inattivi che cercano o sono disponibili a lavorare (zona grigia dell’inattività). Un aspetto problematico si evidenzia nella leggera diminuzione del tasso di im- matricolazione dei diplomati che si iscrivono per la prima volta all’università nello stesso anno in cui hanno conseguito il diploma di scuola secondaria di II grado. Secondo i dati del Miur il tasso di immatricolazione nel 2014/2015 è diminuito al 49,2% rispetto al 49,7% dell’anno 2013/2014. Questo fenomeno andrà monitorato in quanto una diminuzione delle immatricolazioni all’università potrebbe influi- re negativamente sull’incremento del capitale umano del Paese e, in particolare, sull’indicatore già basso di laureati tra i giovani.
 
2.3 La partecipazione culturale mostra dei piccoli segnali di miglioramento 

La partecipazione culturale, che era diminuita notevolmente nel 2012 e nel 2013, mostra dei piccoli segnali di miglioramento. La quota di per- sone che hanno svolto tre o più attività culturali, che aveva presentato un calo di oltre 5 punti percentuali in due anni, aumenta leggermente attestandosi al 26,7%. A trainare la crescita sono state soprattutto le visite a musei e mostre aumentate di 2 punti percentuali e le visite a siti archeologici e monumenti. Stabile la lettura di libri, la fruizione di cinema, teatro, concerti sia classici sia di altra musica, mentre continua a diminuire la lettura di quotidiani.
 

Per quanto riguarda l’intero capitolo dell’indagine su Istruzione e formazione, si può consultare: Rapporto Istat