La 22a Conferenza delle Parti dell’UNFCCC si è aperta il 7 novembre a Marrakech e proseguirà i suoi lavori fino al 18 novembre.
Nel corso della Conferenza, che apre i suoi lavori dopo l’entrata in vigore dell’Accordo di Parigi del dicembre 2015, avvenuta il 4 novembre, le delegazioni nazionali di tutti i Paesi continueranno a confrontarsi sul rafforzamento della risposta globale alla minaccia del cambiamento climatico, con particolare enfasi rispetto:
– all’aggiornamento e alla revisione degli impegni,
– alla promozione e alla verifica dell’attuazione degli interventi
– al rafforzamento delle attività di supporto finanziario e tecnologico.
Dal 7 al 18 novembre si lavora all’implementazione dell’Accordo sul Clima di Parigi. Sull’agenda il primo passo sarà dedicato alla definizione di quali Paesi potranno determinare le regole dell’Accordo e alla definizione del livello di ambizione del periodo pre-2020.
I rappresentanti dei 197 Paesi riuniti in Marocco dovranno capire come mettere in pratica quanto deciso nell’Accordo di Parigi, cercando di tracciare una strategia comune per far fronte agli ambiziosi obiettivi da raggiungere, uno dei quali è il ‘taglio’ delle emissioni globali di CO2, che entro il 2030 dovranno ridursi del -40%.
Durante la plenaria di inizio non è mancato fin da subito un riferimento a quanto gli impegni presi a Parigi non siano sufficienti per limitare l’aumento della temperatura terrestre tra 1.5 e 2 gradi rispetto ai livelli pre-industriali. Da più parti si è sottolineato che malgrado l’indiscutibile successo rappresentato dalla Cop21, gli obiettivi fissati restano troppo modesti per garantire un contenimento del riscaldamento globale. Dalla COP22 non c’è infatti da attendersi passi avanti in termini di nuovi obiettivi da raggiungere nella riduzione delle emissioni, bensì i Paesi sono chiamati all’impegno verso gli obiettivi già fissati dalla COP21 attraverso la creazione di nuovi piani e strumenti normativi.
 
 
Clima, Francesco: applicare senza indugio l’accordo di Parigi
di Iacopo Scaramuzzi
È necessario un «continuo supporto e incoraggiamento politico» per l’applicazione dell’accordo sul clima raggiunto a dicembre scorso a Parigi (Cop21), nell’interesse dei più poveri e delle generazioni future, ed è necessario per questo «agire senza indugio, in maniera quanto più libera possibile da pressioni politiche ed economiche, superando gli interessi e i comportamenti particolaristici». Lo scrive il Papa nel messaggio inviato all’incontro sul clima che si svolge a Marrakesh, in Marocco (Cop22), dal 7 al 18 novembre, dopo che, negli anni scorsi, Francesco aveva sostenuto l’accordo nella capitale francese sin dalla pubblicazione della sua enciclica ecologica Laudato si’.
Dopo l’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che in campagna elettorale aveva parlato della necessità di «annullare» l’accordo di Parigi, peraltro, l’inviato Usa a Marrakesh, Jonathan Pershing, ha affermato che «i capi di Stati possono cambiare e cambieranno, ma sono sicuro che possiamo mantenere e che manterremo uno sforzo internazionale duraturo per contrastare i cambiamenti climatici».
Nel messaggio alla 22a sessione della «Conferenza degli Stati Parte alla Convenzione-Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici», firmato lo scorso 10 novembre dal Papa e pubblicato oggi dal Vaticano, Francesco sottolinea che la adozione dell’accordo di Parigi «rappresenta una forte presa di coscienza che, di fronte a tematiche così complesse come il cambiamento climatico, l’azione individuale e/o nazionale non è sufficiente, ma è necessario attuare una risposta collettiva responsabile intesa realmente a “collaborare per costruire la nostra casa comune”», scrive il Papa citando la Laudato si’. «D’altro canto, la rapida entrata in vigore dell’Accordo rafforza la convinzione che possiamo e dobbiamo veicolare la nostra intelligenza per indirizzare la tecnologia, nonché coltivare e anche limitare il nostro potere, e metterli “al servizio di un altro tipo di progresso, più sano, più umano, più sociale e più integrale”, capace di porre l’economia al servizio della persona umana, di costruire la pace e la giustizia, di salvaguardare l’ambiente».
L’accordo di Parigi, scrive ancora il Papa, «ha tracciato una chiara strada sulla quale l’intera comunità internazionale è chiamata a impegnarsi; la Cop22 rappresenta una tappa centrale di questo percorso. Esso incide su tutta l’umanità, in particolare sui più poveri e sulle generazioni future, che rappresentano la componente più vulnerabile dal preoccupante impatto dei cambiamenti climatici e ci richiama alla grave responsabilità etica e morale di agire senza indugio, in maniera quanto più libera possibile da pressioni politiche ed economiche, superando gli interessi e i comportamenti particolaristici».
Nel messaggio all’incontro di Marrakesh, aperto dal segretario generale uscente dell’Onu Ban Ki- moon, il Papa incoraggia i partecipanti «affinché i lavori di questi giorni siano animati dallo stesso spirito collaborativo e propositivo manifestato durante la Cop21. Dopo di essa è iniziata la fase della messa in atto dell’Accordo di Parigi; momento delicato, in cui ci si confronta, entrando in maniera più concreta nell’elaborazione delle regole, dei meccanismi istituzionali e degli elementi necessari per una sua corretta ed efficace attuazione. Si tratta di aspetti complessi che non possono essere delegati alla sola interlocuzione tecnica, ma necessitano – sottolinea Jorge Mario Bergoglio – di un continuo supporto e incoraggiamento politico, basato sulla consapevolezza che “siamo una sola famiglia umana. Non ci sono frontiere e barriere politiche o sociali che ci permettano di isolarci, e per ciò stesso non c’è nemmeno spazio per la globalizzazione dell’indifferenza”», scrive il Papa citando sempre la Laudato si’.
«Uno dei principali contributi di questo Accordo è quello di stimolare a promuovere strategie di sviluppo nazionali e internazionali basate su una qualità ambientale che potremmo definire solidale; esso, infatti, incoraggia alla solidarietà nei confronti delle popolazioni più vulnerabili e fa leva sui forti legami esistenti tra la lotta al cambiamento climatico e quella alla povertà. Sebbene siano molteplici gli elementi di carattere tecnico chiamati in causa in questo ambito, siamo anche consapevoli che non si può limitare il tutto alla sola dimensione economica e tecnologica: le soluzioni tecniche sono necessarie ma non sufficienti; è essenziale e doveroso tenere attentamente in considerazione anche gli aspetti etici e sociali del nuovo paradigma di sviluppo e di progresso».
Il Papa conclude il messaggio auspicando che i lavori della Conferenza di Marrakech «siano guidati da quella coscienza della nostra responsabilità che deve spronare ognuno di noi a promuovere seriamente una “cultura della cura che impregni tutta la società”, cura nei confronti del creato, ma anche del prossimo, vicino o lontano nello spazio e nel tempo. Lo stile di vita basato sulla cultura dello scarto è insostenibile e non deve avere spazio nei nostri modelli di sviluppo e di educazione. Questa è una sfida educativa e culturale alla quale, perché sia realmente efficace nel conseguire i suoi impegnativi obiettivi, non può mancare di rispondere anche il processo d’implementazione dell’Accordo di Parigi».
in “La Stampa-Vatican Insider” del 15 novembre 2016